D.P.A.P. Da Piazza a Piazza - 8/9 maggio 2010

Il Fartlek

Chiunque pratichi il podismo più o meno conosce questa metodologia di allenamento, caratterizzata da questo buffo nome scandinavo che letteralmente significa "giocare con le andature", in quanto prevede l'alternarsi di fasi di corsa lenta a fasi di corsa veloce...>>


Tralasciando per un attimo i puri aspetti tecnici dell'allenamento con il Fartlek, vorrei approfondire per un attimo quelli che sono gli aspetti ludici (in quanto come dice il termine fartlek di gioco si tratta), in modo da trarne tutti i vantaggi psicologici che una corsa a ritmi variati ci riserva.

Io particolarmente sono molto affezionato al Fartlek in quanto mi consente di sopportare lunghi e noiosi allenamenti costruendomi uno schema mentale fatto di obbiettivi da raggiungere.

Ecco che la seduta diventa quindi un gioco nel quale i cambiamenti di ritmo vengono dettati soprattutto da fattori casuali: per esempio decido di correre forte fino a quando non incrocio quel passante che sta camminando verso di me, per essere ancora più spronato a farlo decido che quel passante sta venendomi incontro per regalarmi una grossa cifra. Una volta oltrepassato il nostro benefattore, posso correre più lentamente per la soddisfazione ricevuta.

Questo banale esempio costituisce un approccio su come poter affrontare questo tipo di allenamento, infatti il continuo variare di andature non rende mai monotona la seduta e ci fa anche scoprire le nostre potenzialità.

Infatti a volte ci sembra quasi impossibile immaginare che potremmo andare più forte di quello che stiamo facendo. Magari il nostro stile di corsa e le nostre sedute sono effettuate esclusivamente con ritmi lenti e questa scossa improvvisa ci mette invece di fronte alle nostre reali potenzialità.

Ecco perchè questo gioco è utile oltre i naturali condizionamenti fisici che ci riserva.

Inoltre il variare continuamente la velocità passando da una fase prevalentemente aerobica ad una anaerobica, ci permette di bruciare meglio le calorie, scuotendo anche il nostro metabolismo.

Di solito inserisco il fartlek quando non ho molto tempo a disposizione, diciamo 30/40 minuti, in modo da avere un allenamento di qualità. Inizio con circa 10 minuti di riscaldamento e poi comincio con l'allenamento vero e proprio.

Essendo un podista di livello medio basso ho solo due velocità da poter mantenere: la lenta e la veloce! Quindi corridori più evoluti possono costruirsi la loro base allenante basandosi su parametri più specifici (corto veloce - ritmo gara - ritmo maratona ecc.).

Se decido di basarmi sul tempo, generalmente corro 5 minuti lentamente (ma non troppo) e poi faccio 2 minuti veloci (ma non troppo). La differenza fra le due velocità deve essere avvertibile nettamente come cambio di sforzo, di respirazione e affaticamento ma non devo arrivare alla fine della fase veloce in affanno. Anzi devo avere la sensazione di poter tenere quel ritmo ancora per qualche metro.

Se ho fatto le cose per benino devo essere in grado di finire 4/5 cicli cosi strutturati, senza problemi.

Il Fartlek a sensazione è invece quanto di più naturale e filosoficamente più vicino a questa metodologia esista. Se cerchiamo un modo per rendere più ri-creativa la nostra seduta di corsa lasciarsi andare alle proprie sensazioni, e variare le andature senza uno schema preciso, anche se non molto ortodosso, ci riempirà di quella soddisfazione che ricerchiamo nella corsa.

Non dimentichiamoci infatti che la mia filosofia è che uno solo vince noi invece (tapascioni, slow foot, morbidoni che dir si voglia), corriamo per divertimento!

Ecco quindi che qualsiasi punto nello spazio intorno a noi, diventa una obbiettivo, una base per impostare il nostro fartlek a sensazione. In pratica vedo un lampione e corro veloce finchè non ci passo sotto, poi rallento e cosi via. In questa maniera ci si lascia andare nei nostri flussi di coscienza, ci estraniamo dal mondo, ci rilassiamo mentalmente, ascoltiamo noi stessi e il mondo utilizzando tutti i sensi.

Correre infatti non deve essere concepito esclusivamente come un mezzo per meglio custodire il nostro corpo ma anche (e soprattutto) come un mezzo per migliorare la nostra mente.

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